Gita di dicembre pt.5 – La conclusione!
Ce la farò, finalmente, a finire questo strazio di racconto di viaggio? Chissà; intanto, iniziamo a scrivere.
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Una volta discesi dalla vetta del Mirŭksan, abbiamo fatto tappa presso lo Yonghwasa (龍華寺), un piccolo e curioso monastero buddhista che, nella sua forma attuale, esiste dal 1752 (anche se il nucleo originario viene fatto risalire, come sempre in Corea, al periodo di Silla Unificato).
Dunque, lo Yonghwasa si distingue essenzialmente per la sua struttura planimetrica piuttosto peculiare: troviamo infatti curiosamente affiancati in posizione centrale (tra l’altro in una curiosa commistione dottrinale) il Bogwangjŏn (普光殿), Sala d’Oro del monastero dove è esposta una triade di Śākyamuni del tardo periodo Chosŏn, e il Myŏngbujŏn (冥府殿), il padiglione tipicamente dedicato al culto del bodhisattva Kṣitigarbha. Un universo di possibili discussioni teorico-dottrinali ci si schiude di fronte, e sono certo che anche voi, miei fedeli lettori, vorrete esporre le vostre riflessioni a proposito! (Lo spazio per i commenti è a fondo pagina, fatene buon uso.) Altra caratteristica degna di nota è la divisione del padiglione del Myŏngbujŏn in due sezioni separate, con una piccola saletta, sulla sinistra, stretta nell’intervallo tra due colonne e dedicata con ogni evidenza a un monaco importante (non ho avuto modo di informarmi a proposito).
Le sculture degne di nota del monastero risalgono tutte al periodo Chosŏn: ma se la triade di Śākyamuni del Bogwangjŏn è sinceramente piuttosto anonima, lo stesso non si può certo dire delle sculture lignee di Kṣitigarbha e dei Dieci Re degli Inferni, originariamente create nel 1680 per lo Yŏngŭnsa (靈隱寺) di Samchŏk, e trasferite presso lo Yonghwasa all’inizio del XX secolo, anche se in mancanza di studi specifici sull’argomento non so bene il motivo preciso.
Visto che sono un buzzurro privo di rispetto e non c’era nessuno a controllare, ho finito per girare un filmatino che vi mostro, così mi risparmio ulteriori descrizioni e posso passare alla tappa successiva.
Dopo un lauto pasto a base di pesci brutti <sic>, è la volta di una breve visita al Jeon Hyuck Lim Art Museum, dimora, ora convertita in museo, dell’omonimo artista locale (1919-2010). Come forse suggerisce la foto dell’ingresso che vedete qua sotto, si tratta di un edificio per nulla kitsch, in cui sono esposti numerosi capolavori dell’artista e del figlio, che non sfrutta affatto il nome del padre per sopperire alla sua appena velata mancanza di talento. La visita è stata utilissima per scattare alcune simpatiche foto di gruppo sulla rampa di scale esterna e ha inoltre permesso alla nostra giovane amica YH, ancora in fase post balla pesante, di concedersi una mezz’oretta di sonno rigenerante sulla panca dell’atrio.
E così arriviamo finalmente all’ultima tappa della nostra gita: e che tappa! Scesi al porto abbiamo preso un comodo battello, direzione l’isola di Hansan (閑山島). Ma, vi starete chiedendo, perché? Se aveste letto con attenzione le puntate precedenti, forse ricordereste che la più volte menzionata battaglia navale nippo-coreana del 1592 ebbe luogo nei pressi di questa bella isola del golfo di Tŏngyŏng. Ebbene, dovete sapere che proprio qui sorge, non ci crederete, un santuario dedicato alla memoria di Yi Sunsin! A Hansan si trovava anche la base dell’esercito da lui comandato e, nello spazio retrostante uno dei padiglioni del santuario, è anche possibile osservarne il poligono di tiro (ovviamente è tutto ricostruito).
Visto che in Corea il nazionalismo sciovinista non è nemmeno lontanamente concepibile e concepito, è sicuramente frutto del caso che tutte le spiegazioni sui cartelli siano scritte, cosa più unica che rara, anche in giapponese, con reiterati, ossessivi riferimenti al fatto che oltre quattrocento anni fa gli invasori nipponici le hanno prese di santa ragione, gné gné gné! L’isola è veramente molto bella, sicuramente meritevole di una visita e, se solo a quel tempo avessi avuto un minimo di energie residue, ricorderei anche qualcosa di ciò che ho visto.
Purtroppo, rimembro solo che ad un certo punto camminavo, e faceva freddo, e poi il mio corpo ondeggiava e ad un certo punto so che eravamo in un ristorante a magnare ostriche, e poi eravamo in una corriera, e c’era freddo e buio e tanta neve e qualcuno mi ha dato dei biscotti e non so non so non so.
31 dicembre 2010 a 17:04
Sorellina sono così divertita nel leggere le tue avventureeee!
31 dicembre 2010 a 18:24
EVVIVA!!
31 dicembre 2010 a 18:06
Secondo me mettere il il Bogwangjŏn vicino al Myŏngbujŏn è una stupidaggine. Ma dove si è mai visto?!
31 dicembre 2010 a 18:24
Beh, se ci fai caso però al Tongdosa il Myŏngbujŏn è nella stessa recinzione del Daeungjŏn e sono certo che cercassimo meglio troveremmo altri esempi affini
31 dicembre 2010 a 18:34
In ogni caso non si può vedere. Sono profondamente contraria.
1 gennaio 2011 a 14:15
Ma questo perché dai retta alle sinistre e ai loro fogliacci di disinformazione e sei convinta che vada sempre tutto male
21 gennaio 2011 a 02:33
Ti trovo veramente professionale nel rispettare la privacy altrui, soprattutto quella del tuo naso.
21 gennaio 2011 a 17:56
In effetti ci teneva a non farsi vedere, è molto timido