Archivio per luglio, 2014

La sedia che gira

Posted in Arte, corea, Pubblica utilità with tags , , , , , , , , , , , on 22 luglio 2014 by patatromb

Al Dongdaemun Design Plaza di Seoul ci stanno queste sedie che girano e oggi trovandomele davanti ho dovuto provarle. Con ogni probabilità il momento più alto dei miei 31 anni di vita.

 

 

Colpo grosso al Museo Nazionale di Seoul

Posted in Arte, Asia Orientale, Buddhismo, corea with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 luglio 2014 by patatromb

Che il celebre programma condotto da Umberto Smaila fosse stato all’epoca un successo internazionale incredibile, mai più eguagliato da nessuna trasmissione italiana, è un fatto ben noto, testimoniato sia dalle varie localizzazioni estere del programma, sia dall’esportazione delle puntate originali per i mercati di Giappone e Turchia (fonte attendibilissima).

Quello che forse non tutti sanno è che in Corea l’apprezzamento per il programma ma soprattutto per il suo conduttore fu tale che, come dimostra chiaramente la scultura che riporto qui di seguito e che fa parte della collezione del Museo Nazionale di Seoul, il fascinoso Umberto divenne addirittura oggetto di culto alla stregua di un santo.

Un  uomo che ti rende fiero di essere italiano e, accanto, un primo piano di Umberto Smaila

Un uomo che ti rende fiero di essere italiano e, accanto, un primo piano di Umberto Smaila

Il nostro circondato da alcune eleganti signore in una foto d'epoca. Il meglio della cultura italiana in una sola immagine

Il nostro circondato da alcune eleganti signore in una foto d’epoca. Il meglio della cultura italiana in un pugno di pixel

 

 

(oh, prima che me lo veniate a chiedere, preciso che non tutto quello che sta scritto in queste righe è necessariamente vero.)

Il Maitreya del monte Gwanak e altre importanti esperienze montane

Posted in Asia Orientale, Buddhismo, corea, Gite, Wisdom with tags , , , , , , , , , , , , on 7 luglio 2014 by patatromb

Questa è la storia di un uomo e della sua Ricerca della Via.

Avendo recentemente acquistato la macchinetta fotografica nuova e non avendo nessuna esperienza nel suo utilizzo, ieri l’altro anziché andare in studio a compiere il mio dovere ho deciso di uscire e fare qualche scatto qua e là in giro per il mondo, che in Corea è sinonimo di montagna.

Se per scendere dal dormitorio dell’università alla città vera e propria si prende il bus, ad un certo punto si arriva al Girello della morte, un capolavoro di pianificazione di percorso mezzi pubblici che solo un coreano avrebbe potuto concepire.

Ecco, proprio nei pressi del Girello della morte vi è un grosso cartello stradale che indica la presenza, da qualche parte sulle pendici del monte che sorge a est del dormitorio, di un bassorilievo rappresentante Maitreya in forma di Buddha, con tutto ciò che questo comporta. Io ‘sto cartello l’avevo adocchiato già 5 o 6 anni fa e una volta, credo corresse il 2010, avevo pure provato a cercare dato bassorilievo, poi in quell’occasione l’unica cosa degna di nota che riuscii a trovare fu un colossale scoiattolo coreano intento a fare robe e che potete ammirare nello spettacolare video naturalistico qui sotto.

La fallimentare spedizione di qualche anno fa mi aveva deluso tanto da farmi rinunziare a qualsivoglia ulteriore tentativo di scalata, convinto com’ero che l’esistenza del Maitreya del monte Gwanak altro non fosse che una leggenda metropolitana. Ritrovati tuttavia forza e coraggio grazie alla gagliarda potenza derivante dal mio nuovo acquisto, venerdì alle due del pomeriggio mi son messo in marcia, scendendo a piedi fino al Girello della morte e da lì oltre, passando di fronte alla spettacolare “chiesa” che da anni campeggia fiera e insensata nello header di questo blog, degna metafora di quanto di decadente e triste esiste in questo paese.

Decadenza e fede: la chiesa protestante Chungŭn da qualche parte a Seoul

Decadenza e fede: la chiesa protestante Chungŭn da qualche parte a Seoul

 

Finché la strada era asfaltata vabbè, non ho incontrato grossi ostacoli. Qualche problema è invece sorto quando, finalmente penetrato nel bosco, ho provato a cercare il percorso che porta al bassorilievo. Perché sì, ovviamente esistono dei sentieri battuti, e ci sono anche dei cartelli che, qua e là, dovrebbero indicare la strada per il monumento. Il problema è che le anime pie che si sono occupate di prepararli e posizionarli a) non hanno pensato che i cartelli andrebbero idealmente messi ai bivi/incroci, e non sui rettilinei e b) hanno deciso di realizzarli con una certa creatività, per cui talvolta per arrivare a un determinato luogo bisogna seguire le indicazioni per un altro.

Qua tipo siamo ancora all'inizio del percorso e ci sono delle scale vere

Qua tipo siamo ancora all’inizio del percorso e ci sono delle scale vere

 

Io in ogni caso ho innanzitutto provato a cercare col cellulare il percorso sulle mappe di Naver, il celebre portale internet coreano: qui di sotto vedete il risultato della ricerca: una linea semi-retta in mezzo al niente.

Chiarezza alla coreana 1

Chiarezza alla coreana 1: si parte dalla svastica e si arriva alla A

Chiarezza alla coreana 2:  vai sempre dritto che poi arrivi!

Chiarezza alla coreana 2: vai sempre dritto che poi arrivi!

 

All’inizio ho anche dato retta alla mappina digitale, che mi aveva persuaso dell’esistenza di un’unica, facile via, poi al quarto bivio non segnalato ho lentamente ma inesorabilmente iniziato a metterne in dubbio l’attendibilità, per poi abbandonarla mestamente dopo circa un’ora di scalata disperata e inane. Certo, io magari avrei anche potuto evitare di prendere la via sbagliata ogni volta in cui ciò era possibile allungando a dismisura il percorso, ma questa è un’altra storia.

Dopo un certo punto è tutto così e sfido a non perdersi

Dopo un certo punto è tutto così e sfido a non perdersi (clicca la foto per poter meglio osservare una vecchia scalatrice coreana all’opera)

Stando ai cartelli presenti qua e là lungo il percorso, il bassorilievo si trova a circa 1200 metri dal Girello della morte, che tipo se ci metti una mezz’ora a percorrerli è tanto. Dopo un’ora e venti dalla partenza, che ancora non si intravvedeva nulla che non fossero alberi o rocce, mi sono seduto sconsolato su una pietra, attendendo il passaggio di qualche sant’uomo a cui chiedere indicazioni. Dopo un quarto d’ora abbondante di solitudine è comparso un giovane uomo grondante sudore il quale, sentendosi rivolgere la parola da un uomo bianco, ha innanzitutto mostrato un’espressione scioccata, ha poi dichiarato farfugliando di non aver idea di che cosa stessi parlando, ed è infine fuggito con inusitata celerità lasciandomi solo come l’ultima fetta di salame che nessuno vuole mangiare. Passato qualche altro minuto sono comparse tre signore di una certa età, di cui la più vecchia a piedi nudi, però visto che stavano parlando di suocere che vogliono cacciare il marito di casa e di consorti fedifraghi, non ho avuto cuore di interrompere il loro importante dibattito per richiedere indicazioni.

 

Qua e là ne ho approfittato per scattare qualche foto artistica, tipo qua si vede grosso modo come è fatta una città più grande di Gorizia

Qua e là ne ho approfittato per scattare qualche foto artistica, tipo qua si vede come è fatta una città più grande di Gorizia (cliccaci sopra altrimenti non si capisce nulla)

Alberi e rocce

Alberi e rocce

Una suggestiva immagine megaeffettata

Una suggestiva immagine megaeffettata

Altri palazzoni: i coreani adorano i palazzoni

Altri palazzoni: i coreani adorano i palazzoni

 

Quando oramai iniziavo a disperare, l’illuminazione: vuoi vedere che da qualche parte sulla rete si trovano le spiegazioni scritte su come arrivare a destinazione? E cerca che ti cerca (siano benedetti gli smartphone), ho effettivamente trovato quello che mi serviva sul sito dell’ufficio distrettuale di Gwanak (che è il “quartiere” di Seoul dove sta tutta la roba di cui parlo in queste pagine). Ecco, qui sotto riporto per voi “How to easily find Boncheon-dong Maaemireukbul”, spero apprezziate quanto me lo spirito di internazionalità e la chiarezza esplicativa di cui esso è infuso.

How to easily find qualche cosa!

How to easily find qualche cosa!

 

Anche se nessuno mi crederà, questo sgranatissimo file .jpg mi ha realmente aiutato ad arrivare dalle parti del Buddo (sarebbe forse più corretto dare il merito alle didascalie sotto le fotine, e vi auguro a decifrare ‘sta roba su uno schermo a 4 pollici). Dico “dalle parti di” e non “al” perché le indicazioni sono relativamente chiare solo fino al terzo punto della miniguida: in sostanza seguendole si riesce ad arrivare al campo di lavori forzati “Sangbong Yaksutŏ” (di cui parleremo in un’altra occasione), poi però ci sta scritto “una volta arrivato lì., da quapparte ci sta una certa stradina e se la si piglia si arriva al monumento” (e vai tu a capire cosa ci sta nella terza foto che “mostra” il ‘quapparte’), che son quelle cose che ti fanno dubitare delle capacità intellettive dei coreani.

Qui, da qualche parte!

Qui, da qualche parte!

 

L’unica strada che ho trovato parte giusto dietro a una struttura colonizzata da un gruppo di atletiche nonnine che, scopo ultimo dell’alpinismo in Corea, si stavano allegramente ubriacando di soju e makkŏlli. Convinto di avercela finalmente fatta, mi sono immesso sulla suddetta stradina e ho iniziato a salire, salire, salire: dieci minuti dopo, trovandomi di fronte a una piccola trincea militare e dei misteriosi tubi neri parzialmente nascosti nel terreno, ho realizzato come, evidentemente, non fosse nemmeno quella la strada che stavo cercando. E così retromarcia, non ci resta altro da fare che chiedere alle vecchie ubriache!

Simpatica trincea, metti che un giorno i nord coreani decidono di attaccare il monte Gwanak

Simpatica trincea, metti che un giorno i nord coreani decidono di attaccare il monte Gwanak

 

Eh, appunto le vecchie: mentre tornavo al punto di partenza una di loro, infischiandosene o forse ignara del fatto che mi trovavo a non oltre una quindicina di metri di distanza da lei in posizione sopraelevata e con una visuale perfetta, ha deciso di calarsi le braghe e di liberare la vescica nel bel mezzo della natura: io appena realizzato quanto stava accadendo di fronte ai miei occhi ho immediatamente cercato di volgere altrove lo sguardo ma già so che quei pochi, agghiaccianti istanti in cui mi è toccato vedere quello che ho visto mi perseguiteranno vita natural durante.

Come che sia, effettivamente le eleganti signore sapevano dove si trova il buon Maitreya del monte Gwanak e una di loro, quella meno alticcia, mi ha pure accompagnato lungo una parte del percorso (che già oggi non sarei in grado di ritrovare): e così, dopo solo due ore e venti, ero finalmente di fronte alla tanto agognata opera d’arte. La targa con le informazioni sul Buddha presente in situ è fornita di una traduzione in un inglese sorprendentemente buono, quindi senza che mi dilunghi in descrizioni e robe ve la piazzo qui sotto e via, poi così potete pure indirettamente apprezzare il sottoscritto in essa riflesso, ulteriore incentivo a cliccare l’immagine e ammirarla/mi in tutto il suo/mio splendore.

Bellezza e informazioni utili, tutto in una foto!

Bellezza e informazioni utili, tutto in una sola foto!

Maitreya pigliato di fianco

Maitreya pigliato di fianco (봉천동 마애 미륵불좌상)

Maitreya in tutto il suo splendore, che se ne frega di te e guarda da un'altra parte

Maitreya in tutto il suo splendore, che se ne frega di te e guarda da un’altra parte

 

Un topos della letteratura buddhista vede il monaco pellegrino di turno incontrare, nel bel mezzo di un monte sperduto e disabitato, una figura misteriosa -di solito un anziano o un asceta dall’aspetto bizzarro- che lo guida in un luogo favoloso in cui il Dharma è pienamente realizzato: inutile dire che tale figura altri non è che un bodhisattva in incognito, che appena compiuto il suo dovere, vale a dire rendere manifesta in forma tangibile al pellegrino la validità e verità degli insegnamenti buddhisti, svanisce nel nulla, come fosse nebbia.

Mentre ammiravo il bassorilievo anche io ho provato un’esperienza affine, anche se l’ordine degli eventi e il loro risultato sono stati un po’ differenti. Ad un certo punto, infatti, è comparso dal nulla un signore che ha preso a dirmi cose. Tante cose. A ruota libera, e la saggezza sgorgava copiosa dalle sue labbra, una saggezza propria solo dei bodhisattva. Per mezzo delle sue profonde e oculate parole, egli si è rivelato, nell’ordine, un filosofo di prim’ordine (“a me piacciono le montagne perché sono come la vita, un po’ si va su, un po’ si va giù”), un sociologo d’eccezione (“la Corea è un grande paese perché c’abbiamo il senso di etnicità e dunque siamo un popolo unito!”) e un finissimo analista politico (“[problema X] è colpa dei giapponesi!!1!!1!!”). È anche stato tanto magnanimo da offrirmi metà del suo dolcetto farcito con pastone ipercalorico colloso di fagioli dolci, certo se magari avessi avuto qualcosa da bere forse lo avrei anche apprezzato di più e non avrei rischiato a più riprese di morire per soffocamento da fagioli.

Alcuni pensano che Seoul sia sul mare

Alcuni pensano che Seoul sia sul mare

 

Dopo una mezz’ora abbondante, così com’era comparso, il Portatore di Saggezza decise che era giunto il momento di congedarsi, non prima però di meco condividere i suoi preziosi consigli su come tornare a valle, ché nel frattempo si stava anche facendo sera e magari non era il caso di restare intrappolati nel bosco avvolto dalle tenebre.
“Signore, so che ci dovrebbe essere un sentiero che porta direttamente al dormitorio, giusto?”
“No, non c’è. Devi fare tutta la strada a ritroso fino al Girello della morte, io questa montagna la conosco bene e non esiste proprio una strada che va fino all’università”, che se gli davo retta mi sa che la protezione civile stava ancora a cercarmi, grazie al cielo tempo cinque minuti e ho subito trovato il percorso diretto al dormitorio: un percorso pratico e veloce e che a parte che ad un certo punto mi stavo per maciullare la caviglia sinistra, mi riportò in appena una ventina minuti nel mondo civilizzato, e quindi uscii a riveder la strada.

The end

The end