Archivio per bellezza

Pulciucciolo di gattoca

Posted in Arte, Pubblica utilità with tags , , , , , , , , , , , , , , , , on 30 agosto 2014 by patatromb
Un delizioso pulciucciolo di gattoca

Un delizioso pulciucciolo di gattoca

Non so se esserne fiero o vergognarmene, ma tant’è…

Il Maitreya del monte Gwanak e altre importanti esperienze montane

Posted in Asia Orientale, Buddhismo, corea, Gite, Wisdom with tags , , , , , , , , , , , , on 7 luglio 2014 by patatromb

Questa è la storia di un uomo e della sua Ricerca della Via.

Avendo recentemente acquistato la macchinetta fotografica nuova e non avendo nessuna esperienza nel suo utilizzo, ieri l’altro anziché andare in studio a compiere il mio dovere ho deciso di uscire e fare qualche scatto qua e là in giro per il mondo, che in Corea è sinonimo di montagna.

Se per scendere dal dormitorio dell’università alla città vera e propria si prende il bus, ad un certo punto si arriva al Girello della morte, un capolavoro di pianificazione di percorso mezzi pubblici che solo un coreano avrebbe potuto concepire.

Ecco, proprio nei pressi del Girello della morte vi è un grosso cartello stradale che indica la presenza, da qualche parte sulle pendici del monte che sorge a est del dormitorio, di un bassorilievo rappresentante Maitreya in forma di Buddha, con tutto ciò che questo comporta. Io ‘sto cartello l’avevo adocchiato già 5 o 6 anni fa e una volta, credo corresse il 2010, avevo pure provato a cercare dato bassorilievo, poi in quell’occasione l’unica cosa degna di nota che riuscii a trovare fu un colossale scoiattolo coreano intento a fare robe e che potete ammirare nello spettacolare video naturalistico qui sotto.

La fallimentare spedizione di qualche anno fa mi aveva deluso tanto da farmi rinunziare a qualsivoglia ulteriore tentativo di scalata, convinto com’ero che l’esistenza del Maitreya del monte Gwanak altro non fosse che una leggenda metropolitana. Ritrovati tuttavia forza e coraggio grazie alla gagliarda potenza derivante dal mio nuovo acquisto, venerdì alle due del pomeriggio mi son messo in marcia, scendendo a piedi fino al Girello della morte e da lì oltre, passando di fronte alla spettacolare “chiesa” che da anni campeggia fiera e insensata nello header di questo blog, degna metafora di quanto di decadente e triste esiste in questo paese.

Decadenza e fede: la chiesa protestante Chungŭn da qualche parte a Seoul

Decadenza e fede: la chiesa protestante Chungŭn da qualche parte a Seoul

 

Finché la strada era asfaltata vabbè, non ho incontrato grossi ostacoli. Qualche problema è invece sorto quando, finalmente penetrato nel bosco, ho provato a cercare il percorso che porta al bassorilievo. Perché sì, ovviamente esistono dei sentieri battuti, e ci sono anche dei cartelli che, qua e là, dovrebbero indicare la strada per il monumento. Il problema è che le anime pie che si sono occupate di prepararli e posizionarli a) non hanno pensato che i cartelli andrebbero idealmente messi ai bivi/incroci, e non sui rettilinei e b) hanno deciso di realizzarli con una certa creatività, per cui talvolta per arrivare a un determinato luogo bisogna seguire le indicazioni per un altro.

Qua tipo siamo ancora all'inizio del percorso e ci sono delle scale vere

Qua tipo siamo ancora all’inizio del percorso e ci sono delle scale vere

 

Io in ogni caso ho innanzitutto provato a cercare col cellulare il percorso sulle mappe di Naver, il celebre portale internet coreano: qui di sotto vedete il risultato della ricerca: una linea semi-retta in mezzo al niente.

Chiarezza alla coreana 1

Chiarezza alla coreana 1: si parte dalla svastica e si arriva alla A

Chiarezza alla coreana 2:  vai sempre dritto che poi arrivi!

Chiarezza alla coreana 2: vai sempre dritto che poi arrivi!

 

All’inizio ho anche dato retta alla mappina digitale, che mi aveva persuaso dell’esistenza di un’unica, facile via, poi al quarto bivio non segnalato ho lentamente ma inesorabilmente iniziato a metterne in dubbio l’attendibilità, per poi abbandonarla mestamente dopo circa un’ora di scalata disperata e inane. Certo, io magari avrei anche potuto evitare di prendere la via sbagliata ogni volta in cui ciò era possibile allungando a dismisura il percorso, ma questa è un’altra storia.

Dopo un certo punto è tutto così e sfido a non perdersi

Dopo un certo punto è tutto così e sfido a non perdersi (clicca la foto per poter meglio osservare una vecchia scalatrice coreana all’opera)

Stando ai cartelli presenti qua e là lungo il percorso, il bassorilievo si trova a circa 1200 metri dal Girello della morte, che tipo se ci metti una mezz’ora a percorrerli è tanto. Dopo un’ora e venti dalla partenza, che ancora non si intravvedeva nulla che non fossero alberi o rocce, mi sono seduto sconsolato su una pietra, attendendo il passaggio di qualche sant’uomo a cui chiedere indicazioni. Dopo un quarto d’ora abbondante di solitudine è comparso un giovane uomo grondante sudore il quale, sentendosi rivolgere la parola da un uomo bianco, ha innanzitutto mostrato un’espressione scioccata, ha poi dichiarato farfugliando di non aver idea di che cosa stessi parlando, ed è infine fuggito con inusitata celerità lasciandomi solo come l’ultima fetta di salame che nessuno vuole mangiare. Passato qualche altro minuto sono comparse tre signore di una certa età, di cui la più vecchia a piedi nudi, però visto che stavano parlando di suocere che vogliono cacciare il marito di casa e di consorti fedifraghi, non ho avuto cuore di interrompere il loro importante dibattito per richiedere indicazioni.

 

Qua e là ne ho approfittato per scattare qualche foto artistica, tipo qua si vede grosso modo come è fatta una città più grande di Gorizia

Qua e là ne ho approfittato per scattare qualche foto artistica, tipo qua si vede come è fatta una città più grande di Gorizia (cliccaci sopra altrimenti non si capisce nulla)

Alberi e rocce

Alberi e rocce

Una suggestiva immagine megaeffettata

Una suggestiva immagine megaeffettata

Altri palazzoni: i coreani adorano i palazzoni

Altri palazzoni: i coreani adorano i palazzoni

 

Quando oramai iniziavo a disperare, l’illuminazione: vuoi vedere che da qualche parte sulla rete si trovano le spiegazioni scritte su come arrivare a destinazione? E cerca che ti cerca (siano benedetti gli smartphone), ho effettivamente trovato quello che mi serviva sul sito dell’ufficio distrettuale di Gwanak (che è il “quartiere” di Seoul dove sta tutta la roba di cui parlo in queste pagine). Ecco, qui sotto riporto per voi “How to easily find Boncheon-dong Maaemireukbul”, spero apprezziate quanto me lo spirito di internazionalità e la chiarezza esplicativa di cui esso è infuso.

How to easily find qualche cosa!

How to easily find qualche cosa!

 

Anche se nessuno mi crederà, questo sgranatissimo file .jpg mi ha realmente aiutato ad arrivare dalle parti del Buddo (sarebbe forse più corretto dare il merito alle didascalie sotto le fotine, e vi auguro a decifrare ‘sta roba su uno schermo a 4 pollici). Dico “dalle parti di” e non “al” perché le indicazioni sono relativamente chiare solo fino al terzo punto della miniguida: in sostanza seguendole si riesce ad arrivare al campo di lavori forzati “Sangbong Yaksutŏ” (di cui parleremo in un’altra occasione), poi però ci sta scritto “una volta arrivato lì., da quapparte ci sta una certa stradina e se la si piglia si arriva al monumento” (e vai tu a capire cosa ci sta nella terza foto che “mostra” il ‘quapparte’), che son quelle cose che ti fanno dubitare delle capacità intellettive dei coreani.

Qui, da qualche parte!

Qui, da qualche parte!

 

L’unica strada che ho trovato parte giusto dietro a una struttura colonizzata da un gruppo di atletiche nonnine che, scopo ultimo dell’alpinismo in Corea, si stavano allegramente ubriacando di soju e makkŏlli. Convinto di avercela finalmente fatta, mi sono immesso sulla suddetta stradina e ho iniziato a salire, salire, salire: dieci minuti dopo, trovandomi di fronte a una piccola trincea militare e dei misteriosi tubi neri parzialmente nascosti nel terreno, ho realizzato come, evidentemente, non fosse nemmeno quella la strada che stavo cercando. E così retromarcia, non ci resta altro da fare che chiedere alle vecchie ubriache!

Simpatica trincea, metti che un giorno i nord coreani decidono di attaccare il monte Gwanak

Simpatica trincea, metti che un giorno i nord coreani decidono di attaccare il monte Gwanak

 

Eh, appunto le vecchie: mentre tornavo al punto di partenza una di loro, infischiandosene o forse ignara del fatto che mi trovavo a non oltre una quindicina di metri di distanza da lei in posizione sopraelevata e con una visuale perfetta, ha deciso di calarsi le braghe e di liberare la vescica nel bel mezzo della natura: io appena realizzato quanto stava accadendo di fronte ai miei occhi ho immediatamente cercato di volgere altrove lo sguardo ma già so che quei pochi, agghiaccianti istanti in cui mi è toccato vedere quello che ho visto mi perseguiteranno vita natural durante.

Come che sia, effettivamente le eleganti signore sapevano dove si trova il buon Maitreya del monte Gwanak e una di loro, quella meno alticcia, mi ha pure accompagnato lungo una parte del percorso (che già oggi non sarei in grado di ritrovare): e così, dopo solo due ore e venti, ero finalmente di fronte alla tanto agognata opera d’arte. La targa con le informazioni sul Buddha presente in situ è fornita di una traduzione in un inglese sorprendentemente buono, quindi senza che mi dilunghi in descrizioni e robe ve la piazzo qui sotto e via, poi così potete pure indirettamente apprezzare il sottoscritto in essa riflesso, ulteriore incentivo a cliccare l’immagine e ammirarla/mi in tutto il suo/mio splendore.

Bellezza e informazioni utili, tutto in una foto!

Bellezza e informazioni utili, tutto in una sola foto!

Maitreya pigliato di fianco

Maitreya pigliato di fianco (봉천동 마애 미륵불좌상)

Maitreya in tutto il suo splendore, che se ne frega di te e guarda da un'altra parte

Maitreya in tutto il suo splendore, che se ne frega di te e guarda da un’altra parte

 

Un topos della letteratura buddhista vede il monaco pellegrino di turno incontrare, nel bel mezzo di un monte sperduto e disabitato, una figura misteriosa -di solito un anziano o un asceta dall’aspetto bizzarro- che lo guida in un luogo favoloso in cui il Dharma è pienamente realizzato: inutile dire che tale figura altri non è che un bodhisattva in incognito, che appena compiuto il suo dovere, vale a dire rendere manifesta in forma tangibile al pellegrino la validità e verità degli insegnamenti buddhisti, svanisce nel nulla, come fosse nebbia.

Mentre ammiravo il bassorilievo anche io ho provato un’esperienza affine, anche se l’ordine degli eventi e il loro risultato sono stati un po’ differenti. Ad un certo punto, infatti, è comparso dal nulla un signore che ha preso a dirmi cose. Tante cose. A ruota libera, e la saggezza sgorgava copiosa dalle sue labbra, una saggezza propria solo dei bodhisattva. Per mezzo delle sue profonde e oculate parole, egli si è rivelato, nell’ordine, un filosofo di prim’ordine (“a me piacciono le montagne perché sono come la vita, un po’ si va su, un po’ si va giù”), un sociologo d’eccezione (“la Corea è un grande paese perché c’abbiamo il senso di etnicità e dunque siamo un popolo unito!”) e un finissimo analista politico (“[problema X] è colpa dei giapponesi!!1!!1!!”). È anche stato tanto magnanimo da offrirmi metà del suo dolcetto farcito con pastone ipercalorico colloso di fagioli dolci, certo se magari avessi avuto qualcosa da bere forse lo avrei anche apprezzato di più e non avrei rischiato a più riprese di morire per soffocamento da fagioli.

Alcuni pensano che Seoul sia sul mare

Alcuni pensano che Seoul sia sul mare

 

Dopo una mezz’ora abbondante, così com’era comparso, il Portatore di Saggezza decise che era giunto il momento di congedarsi, non prima però di meco condividere i suoi preziosi consigli su come tornare a valle, ché nel frattempo si stava anche facendo sera e magari non era il caso di restare intrappolati nel bosco avvolto dalle tenebre.
“Signore, so che ci dovrebbe essere un sentiero che porta direttamente al dormitorio, giusto?”
“No, non c’è. Devi fare tutta la strada a ritroso fino al Girello della morte, io questa montagna la conosco bene e non esiste proprio una strada che va fino all’università”, che se gli davo retta mi sa che la protezione civile stava ancora a cercarmi, grazie al cielo tempo cinque minuti e ho subito trovato il percorso diretto al dormitorio: un percorso pratico e veloce e che a parte che ad un certo punto mi stavo per maciullare la caviglia sinistra, mi riportò in appena una ventina minuti nel mondo civilizzato, e quindi uscii a riveder la strada.

The end

The end

Rock ‘n’ Roll!

Posted in Arte, Pubblica utilità with tags , , , , , , , , , , , on 19 settembre 2013 by patatromb
kinnarock

YEAH!

  Sto per tornare!

Tutti a Ch’ŏrwŏn!

Posted in Arte, Asia Orientale, Buddhismo, corea, Gite, Pubblica utilità with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 Maggio 2013 by patatromb

Due domeniche fa, era una bella, profumosa giornata primaverile, gli unici passeggeri della corriera diretta verso Ch’ŏrwŏn erano il sottoscritto, il giovane K.Y.W. (noto anche come il ragazzo dagli occhi protrusi) e alcune solitarie ragazzette pensierose. Sorge spontaneo chiedersi perché mai, in una così raidosa giornata, delle fanciulle nel fiore degli anni dovrebbero dirigersi verso un desolato, spoglio e decrepito paesotto del Kangwŏn-to a quattro passi dal confine con la Corea del Nord. ‘Sicuramente seguivano te e il baldo K.Y.W. (noto anche come il ragazzo dagli occhi da cerbiatto)’, avrete probabilmente pensato voi che leggete: tuttavia la risposta più ovvia, ahinoi, non sempre è quella corretta.

Il giovane K.Y.W. a bordo di un'affollata corriera

Il giovane K.Y.W. a bordo di un’affollata corriera

Da quapparte in Corea

Da quapparte in Corea

Come ho già avuto modo di notare in precedenza, Ch’ŏrwŏn è ben vicina al confine con la riottosa sorella socialista della Corea del Sud e tutta la zona che la circonda è conseguentemente (e comprensibilmente) piena zeppa di basi militari, basi militari che a loro volta sono piene zeppe di gagliardi soldati di leva che si addestrano a spezzar le reni agli empi sudditi di Kim Chŏngŭn (=Kim Jong-un)! Prima di partire per il servizio militare (che in queste terre dura ben due anni) alcuni di loro avevano trovato la fidanzatina e, tra questi, i più fortunati erano riusciti a non farsi lasciare al momento della partenza. Le nostre compagne di viaggio, lo avrete a questo punto oramai capito, sono alcune di quelle fidanzatine, donne modello che non solo sono tanto pazienti da attendere un lungo biennio prima di poter riavere indietro il loro principe azzurro (nel frattempo divenuto nella maggior parte dei casi un bestemmiatore tabagista amante dell’alcool), ma che sono anche tanto magnanime da sacrificare il loro fine settimana per andare a trovare nel nulla più assoluto suddetto principe azzurro: ad avercene, di donne così!

Una base militare abilmente mimetizzata nell'ambiente

Una base militare abilmente mimetizzata nell’ambiente

Detto questo, sorgerà spontanea un’altra domanda, vale a dire, cosa ci stavano dunque a fare su quell’autobus il buon Marco e il giovane K.Y.W. (noto anche come il ragazzo dallo sguardo che incanta)? ‘Forse andavano a trovare anche loro dei fidanzatini in servizio di leva’, avrà pensato il lettore più smaliziato, lettore che, tuttavia, mi vedo nuovamente costretto a contraddire.

Dovete sapere che, non molto distante da Ch’ŏrwŏn, sorge il Dop’iansa (倒彼岸寺), monastero buddhista ove è conservata una statua in ferro datata al 865, identificata da tutti gli storici dell’arte coreana[1] come un Vairocana in chigwon’in (智拳印, vajra mudrā in finto sanscrito, una roba complicata che non sto a spiegarvi qui perché sennò non finiamo più, in sostanza si tratta di un Buddha assiso che alza le mani all’altezza del petto pigliandosi l’indice della mano sinistra con tutta la mano destra stretta a pugno).

Voi, ne sono moderatamente certo, questa statua non l’avete mai nemmeno sentita nominare ma vi prego lo stesso di credermi quando vi dico che si tratta di una di quelle opere fondamentali che compaiono in tutti i libri di storia dell’arte coreana. Noi due maschietti, lo avrete a questo punto oramai capito, eravamo diretti verso il Dop’iansa che per inciso è, visto il luogo dimenticato da Dio in cui sorge, uno di quei posti che tutti conoscono ma che nessuno ha mai visitato.

Il glorioso terminal del villaggio di Tongsong, capolinea della corriera

Il glorioso terminal del villaggio di Tongsong, capolinea della corriera

Un pensiero gentile rivolto a tutte le coppiette separate dalla naja

Alle spalle del terminal, un pensiero gentile rivolto a tutte le coppiette separate dalla naja

Il nostro pranzo

Il nostro pranzo

Prima di andare ad ammirare la statua di cui sopra, tuttavia, ne abbiamo approfittato per fare una capatina all’altro monumento di Ch’ŏrwŏn, il Nodongdang-sa (勞動黨舍), cioè l’Ufficio del Partito dei Lavoratori. Con “Partito dei Lavoratori” ci si riferisce ovviamente al Partito dei Lavoratori della Corea del Nord, ‘ché nel 1946, quando questo edificio venne eretto, qua era tutta terra comunista! Ai tempi  della Guerra di Corea gli ammeregani e i loro alleati sudcoreani si erano convinti che qua dentro ci fosse chissà cosa, concentrando così (con successo) tutta la loro forza per la presa dell’”Ufficio” in questione. Ora è tutto in rovina, colle pareti completamente crivellate di colpi e la scalinata di accesso sbriciolata dai cingoli di un carro armato, e chissà all’epoca quanti morti L.

Il Nodongdang-sa. K.Y.W. si è lamentato che col bel tempo perde tutta l'aura di malvagità che dovrebbe avere

Il Nodongdang-sa. K.Y.W. si è lamentato che col bel tempo perde tutta l’aura di malvagità che dovrebbe avere

Come ben sapete, i coreani (del Sud) tendono a smantellare qualsiasi edificio non gli vada ideologicamente a genio, dunque come mai questo Nodongdang-sa è ancora in piedi? La risposta, stando al giovane K.Y.W., è che da una parte l’edificio viene sfruttato in funzione propagandistica (“guardate! I cattivi comunisti qua dentro facevano cose cattivissime! BRR!”), dall’altra bisogna tenere presente che, fino alla fine degli anni ’80, l’accesso a tutta l’area a nord di Ch’ŏrwŏn City era interdetto ai civili, ergo non c’era né la necessità di, né la manovalanza adatta a demolire l’edificio che, nel frattempo, è stato registrato come bene culturale e quindi resterà qui finché regge.

Tatatatatà! Una colonna che, pur se crivellata di colpi, non si è piegata al nemico!

Tatatatatà! Una colonna che, pur se crivellata di colpi, non si è piegata al nemico!

Uno sguardo dal retro

Uno sguardo dal retro

Ecco cosa succede a salire le scale col carrarmato

Ecco cosa succede a salire le scale col carrarmato

La trafficata strada da e per il Nodongdang-sa

La trafficata strada da e per il Nodongdang-sa

Al Nodongdang-sa ci siamo arrivati nella maniera più comoda e veloce possibile, vale a dire in tassì, mentre da qui al Dop’iansa ce la siamo fatta a piedi (tanto sono solo tre chilometri!). Lungo la strada ci siamo casualmente imbattuti nelle rovine di un altro edificio “storico”, la Chiesa metodista di Ch’ŏrwŏn, fondata del 1936 e andata distrutta nemmeno una ventina di anni dopo, ovviamente ai tempi della solita Guerra di Corea. Io e il giovane K.W.Y. abbiamo approfittato della fortuita scoperta per scattare alcune pregevoli fotografie che potete di seguito ammirare.

Io in una delle mie pose migliori

Io in una delle mie pose migliori

Il giovane K.Y.W. in una delle sue pose migliori

Il giovane K.Y.W. in una delle sue pose migliori

Spettacolare foto con effetto

Spettacolare foto con effetto

Il monumento in tutta la sua imponenza

Il monumento in tutta la sua imponenza

Risaie

Risaie

Ci siamo quasi

Ci siamo quasi

Un’ora dopo, sudati, assetati e sfiancati dall’inaspettatamente afosa aria di queste terre selvagge  delle risaie di Ch’ŏrwŏn, siamo arrivati al Dop’iansa. Oltre al Vairocana in ferro di cui vi ho già parlato, presso il Dop’iansa si trova anche un altro famoso monumento antico, una pagoda il pietra di cui non si sa niente di preciso e che per questo motivo viene ritenuta da tutti coeva alla nostra cara statua (sì, non c’è logica dietro a questa tecnica di datazione). I vari libri se la sbrigano descrivendola come uno dei massimi capolavori nel suo genere, glissando inspiegabilmente sul curioso senso di instabilità che ne emana, ma tant’è. La pagoda è da qualche anno salita alla ribalta (!) perché in essa sono stati avvistati a più riprese (!!) i BODHISATTVA AUREI (!!!), che non ne sapevo niente e all’inizio mi sono tutto eccitato ma poi ho scoperto che in realtà si tratta di una coppia di ranocchi <sic> che di tanto in tanto sbuca da una fessura della pagoda.

Il Dop'iansa. Al momento gli edifici 1, 3 e 13 non esistono

Il Dop’iansa. Al momento gli edifici 1, 3 e 13 non esistono

Ingresso al monastero

Ingresso al monastero

La pagoda del Dop'iansa e una vecchia maledetta che si è infilata nella foto proprio al momento giusto

La pagoda del Dop’iansa e una vecchia maledetta che si è infilata nella foto proprio al momento giusto

La base della pagoda. Da qui quando gli va spuntano i bodhisattva aurei

La base della pagoda. Da qui quando gli va spuntano i bodhisattva aurei

Dopo le foto di rito alla pagoda abbiamo fatto una capatina all’ufficio amministrativo/negozietto e abbiamo chiesto alla signora che vi lavora:

“Dai, ci fai fare le foto alla statua??”

e lei “Ma non si può”.

“E su, guarda che occhioni ha K.Y.W.” e a queste parole, e grazie a quegli occhi, ella infine si sciolse, accordandoci il tanto agognato permesso (in realtà le abbiamo detto altre cose che per motivi di ordine pubblico non posso rivelarvi) (non è vero, le abbiamo semplicemente fatto notare che ci occupiamo di storia dell’arte buddhista e volevamo fare delle foto per motivi di studio) (apro un’ultima parentesi, così, a caso).

Quel giorno la sorte era evidentemente dalla nostra perché non solo abbiamo ottenuto senza particolare fatica il permesso per fotografare la statua (di solito è severamente proibito) ma soprattutto perché, essendo il padiglione in cui essa è normalmente esposta in fase di restauro/ricostruzione, la pregiata icona è stata temporaneamente ricollocata in un piccolo padiglione prefabbricato certo orrido, ma che ci ha permesso di avvicinarla in una maniera che sarebbe stata altrimenti impossibile, e le foto che abbiamo scattato sono lì a testimoniarlo. Peccato che non possiate vederle anche voi, ah!

Il padiglione prefabbricato

Il padiglione prefabbricato

Il nostro caro Vairocana

Il nostro caro Vairocana

Un profilo maestoso

Un profilo maestoso

Poi niente, si è fatta una certa ora, così abbiamo chiamato un tassì, siamo tornati a Ch’ŏrwŏn e da lì nuovamente a Seoul in corriera, e questo è quanto.

Un ultimo saluto!

Un ultimo saluto prima di tornare a casa!

Detta con franchezza, dubito che qualcuno di voi lettori vorrà mai avventurarsi in queste lande sperdute, ma se qualcuno non resistesse alla tentazione e non potesse proprio farne a meno, sappia che il metodo più pratico per farlo consiste nel prendere una corriera o dal Seoul Express Bus Terminal o dal Dong Seoul Bus Terminal e prima o poi si arriva (contate dalle due alle tre ore a tratta a seconda del traffico e una cifra variabile tra i 15000 e i 20000 won). E per questa volta è veramente tutto.


[1]Questa cosa la specifico perché io ho un’idea tutta mia riguardo a quest’opera, ma non è questa la sede adatta per discuterla.

Chŏngwŏl Taeborŭm

Posted in Arte, Asia Orientale, corea, Gite, Pubblica utilità with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 27 febbraio 2013 by patatromb

C’è, in questo blog, un intervento del 2009 intitolato “Capodanno” il cui soggetto è il capodanno lunare, una delle principali festività coreane.

C’è, sempre in questo blog, un altro intervento, stavolta del 2012, dal titolo “Sŏllal 2012”, il cui soggetto è nuovamente il capodanno lunare, che dice praticamente le stesse cose di “Capodanno” ma che però è arricchito da alcune memorabili foto del sottoscritto.

Purtroppo per voi quest’anno, nei giorni in cui cadevano i festeggiamenti per l’inizio dell’anno del serpente, mi trovavo in Italia, ragion per cui non ho potuto riscrivere per l’ennesima volta la solita solfa sui coreani che nei giorni di festa si premono come sardine nei treni e nelle corriere per tornare a casa due giorni e bla bla bla quelle robe lì. Sarà per il prossimo Chusŏk.

 (. )( .)

Fortunatamente per voi, tuttavia, sono tornato a Seoul giusto in tempo per assistere alle celebrazioni del (Chŏngwŏl) Taeborŭm, la tradizionale festa per la prima luna piena dell’anno! Un dettaglio del Sŏllal che finora mi era sempre sfuggito è che esso coincide invariabilmente con un giorno di luna nuova: se ne evince pertanto che il Taeborŭm, in quanto giorno di luna piena, cade invariabilmente due settimane dopo il Sŏllal. Dato che il 2013 lunare ha avuto inizio il 10 febbraio, è dunque semplice calcolare che il giorno in cui si è celebrato il Taeborŭm è il 24 dello stesso mese, i.e. domenica scorsa.

Verso la festa!

Verso la festa!

 

Venuto a sapere della cosa domenica ho pertanto fatto la migliore delle cose possibili, vale a dire andare a godermi la festa presso il Namsan hanok maŭl, il villaggio folkloristico nel cuore di Seoul di cui, prometto, parlerò dettagliatamente in uno dei miei prossimi post, ed è una di quelle promesse tipo che è da un anno e mezzo che devo pubblicare l’ultima parte del mio diario di viaggio in Giappone (2011).

Alcuni coreani in attesa che inizi lo spettacolo

Alcuni coreani in attesa che inizi lo spettacolo

Bimbi e corde, per giocare!

Bimbi e corde, un’alchimia perfetta!

 

Ma insomma, cosa si è fatto in quel di Seoul per festeggiare la prima luna nuova dell’anno? Si è ballato, si è cantato, si son fatti tanti giochi divertenti, si son spaccate le noci (un must: al banchetto per spaccare i deliziosi e durissimi frutti secchi c’era una fila da far invidia al Kansong) e soprattutto, al culmine dell’evento, è stato dato fuoco a un grosso pignarul[1] affinché si portasse via tutte le robe dell’anno passato.

Gente che canta!

Gente che canta!

Gente che suona e che balla

Gente che suona e che balla

Gente che spegne pignarul

Gente che spegne pignarul

 

Ecco, in questa sede avrei voluto parlarvi diffusamente di tutte queste straordinarie attività: delle voci da usignolo delle tre cantanti di p’ansori, dei leggiadri passi di danza dei suonatori di samul nori, di come, fedelmente alla proverbiale fretta dei coreani, il pignarul è stato spento a forza dai pompieri dopo non più di sette minuti dalla sua accensione; tuttavia, nell’istante in cui il Signore degli Aquiloni si è manifestato in tutta la sua maestosa bellezza, tutto il resto ha perso di interesse, quasi svanendo dal mio campo visivo: d’altronde, Lui era di fronte a me.

Il suo elegante caschetto, le sue irresistibili natiche sode e rotonde, il suo sobrio e signorile marsupio giallo, la sua voce persuasiva e melodiosa, i suoi ineguagliabili aquiloni, il suadente fascino virile di chi, con un semplice sorriso, sa di poter ottenere tutto ciò che desidera: sono solo alcuni degli innumerevoli elementi che hanno contribuito a fare di Lui il protagonista indiscusso della giornata, ma che dico!, dell’anno intero!

Ogni altra parola a riguardo sarebbe però superflua, ‘ché il linguaggio umano non può esprimere adeguatamente la natura del Signore degli Aquiloni: per questo, dunque, lascerò che siano le immagini a parlare per me, dandovi appuntamento alla prossima volta, se mai riuscirò a riprendermi dalla Visione.

Il Signore degli Aquiloni

Il Signore degli Aquiloni

Fascino, eleganza, regalità

Fascino, eleganza, regalità

L'apice dell'umanità

L’apice dell’umanità

 

 (. )( .)

P.S. Nel frattempo, mentre ieri in Italia procedeva lo sfoglio delle schede elettorali e sui social network la gente stava a lagnarsi perché è tornato Berlusconi o a vantarsi di aver votato Grillo, in Corea del Sud si insediava finalmente il nuovo Capo dello Stato:

Mrs. President!


[1] Termine che, analogamente al “piastrare” da me menzionato molti interventi or sono, fa riferimento alle belle tradizioni del Nord-est italiano: per informazioni, cercate su google.

È morto Kim Jong-il!

Posted in corea, Pubblica utilità, Wisdom with tags , , , , , , , , , on 20 dicembre 2011 by patatromb

A quanto pare, all’annuncio della dipartita del Caro Leader Kim Chŏngil (i.e. Kim Jeong-il, i.e. Kim Jong-il)  i nord coreani si sono riversati sulle strade di una gelida Pyongyang (-12°C, si dice) piangendo e urlando in preda alla disperazione. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti, non dev’essere facile accettare il fatto che a guidarli d’ora in poi sarà un signore con questa faccia qua:

Un mio coetaneo al potere!

(bisogna dare atto al defunto che è riuscito nell’impresa, che pure ritenevo praticamente impossibile, di trovare un successore con una faccia più improbabile della sua: si vede che ci teneva a lasciare un buon ricordo di sé alla sua gente).

Ma forse dovrei smetterla con le facili ironie, ‘ché il bel giorno in cui il buon Silvio ci abbandonerà la reazione dei suoi elettori non sarà probabilmente molto differente.